• Il secondo parere

    Essere intelligenti non significa essere alternativi.
    Chiedete agli psicologi.
    La ricerca dell’alternativa non ha a che fare con l’intelligenza ma solo con la non accettazione di qualcosa; qualcosa di sé o degli altri (senza dimenticare che la non accettazione di ciò che sono, dicono o fanno gli altri è spesso una conseguenza di un problema con sè).

    Chiaramente i motivi della nostra opposizione possono essere molti: non si diventa dei bastian contrari senza motivo… piccoli o grandi rancori, umore altalenante, insicurezza… si va dall’educazione rigida a quella troppo lasciva, dall’egoismo smisurato al servilismo più irrazionale.
    Accettare un’idea buona, se buona, è intelligente. Proporre un’alternativa può esserlo, ma anche no.

    Certo, opporsi può essere disinteressato, ma può anche valere solo l’effimero piacere di ascoltare il suono della propria voce, mirando allo spasmodico compiacimento della propria personalissima individualità, che è spesso superfluo, a volte dispendioso e, in generale, causa di ritardi.
    Chiediamoci, quando proponiamo un punto di vista alternativo, se ci sarebbe comunque utile il primo, perché in quel caso potremmo anche tacere e non sembrare affatto stupidi… anche se lo siamo, per dire. Ma forse no.