Non so nulla di arte, ma di tanto in tanto sento che altri la nominano, per cui, se dovessi dire due parole sull’arte, direi che è la versione perfetta dell’uomo. Chiunque tu sia, da qualsiasi punto la vedi e quando lo fai, l’arte è quindi un momento, non una corrente, un punto, non un percorso, un fine, non una tendenza.
Essa rappresenta la nostra spiritualità, la nostra scienza. Soggetta alle leggi fisiche, eppure libera; viva, sia in funzione dei principi cardine dell’universo che nella loro negazione.
L’arte contiene l’immortalità, l’infinito, il tutto, il niente.
L’arte comunica direttamente con la nostra pura essenza, frutto di pura ispirazione e tanto più l’ispirazione è riconoscibile agli occhi di chi guarda, vede, percepisce, comprende, tanto più essa è evocativa, in chi vi si riflette, dei sentimenti più spontanei e diretti, tangibili e concreti come il fatto che guarda, vede, percepisce, comprende.
L’arte incarna l’ideale che non possiamo essere, la perfezione immaginabile, ma irraggiungibile, la negazione assoluta di ogni compromesso, nel mondo in cui ogni eccellenza è una gradazione di mediocrità.
L’arte non è mai meglio o peggio, prima o dopo. Se l’arte non è più arte non lo è mai stata. Se lo è, lo sarà anche in cocci, in cenere.
L’arte eleva l’uomo essendo essa stessa l’elevazione cui l’uomo aspira.
L’arte è l’evocazione della nostra magnificenza, del nostro splendore, del nostro silenzio, del nostro orrore, della nostra fine, del nostro inizio. L’arte è l’oblio, il destino, l’orizzonte.
Si può vivere di arte?
L’arte è il consumo, la combustione. È la deflagrazione, il godimento, la passione, l’estasi.
Non c’è arte nella sopravvivenza. L’arte non è una ricchezza, l’arte non è quindi un modo di vivere, ma la vocazione a vivere e, eventualmente, il modo di morire.
Se vivi d’arte, essa consuma te e tu sei il suo sacrificio.
Se sopravvivi, non era arte.
Se l’arte serve a comprare il pane, non stai elevando te stesso per lei, ma sacrificando lei per te.
Non puoi stringere in mano l’arte, avrai solo scottature… e l’arte non c’è più.
Ok, sono un romantico!