Si sa, siamo tutti un poco delusi dal prossimo, ma è questione di punti di vista. Se lo guardi dal tuo, delude le aspettative, ma forse egli non sarebbe d’accordo… forse, le sue colpe si bilanciano con le sue ragioni; le attenuanti, i rimorsi, gli scrupoli, valgono tanto che, anche se hai certamente ragione, chi osservasse, farebbe fatica a decidere chi abbia torto…
Forse, la tua delusione fa il paio con la sua. Forse lui non ricorda di averti deluso… a malapena si ricorda di chi tu sia…
…E tu? Sei certo di ricordarti di tutti quelli che, a ragione o a torto, potrebbero essersi sentiti delusi da te? Oppure li hai dimenticati? Oppure non c’è nessuno, che tu abbia deluso?
Forse ti aspetti troppo… come chi odia le sorprese perché vorrebbe più di quanto riceve.
La delusione è infondo davvero il triste epilogo di un incanto, il crollo di un sogno o la banale inadempienza… ma, pure, è la dimostrazione del fatto che il tuo egoismo non è stato accontentato; che tu avresti voluto una cosa che non richiedeva i tuoi, di dedizione, di impegno, di fatica, ma quelli d’altri. Ti delude una felicità che avresti goduto, che ti aspettavi per l’insana promessa di qualcuno che non sei tu e questa, in un momento, ti viene negata senza motivo apparente, inaspettatamente.
Essere coerenti è una qualità temporanea. Questa è un’incontrovertibile legge di natura. Tu ti senti migliore, nel dolore, ma prima, com’eri?
Forse sei incoerente. Non è un reato. Forse, i motivi che ti hanno portato a cambiare idea erano validissimi. Le circostanze richiedevano il cambiamento.
Forse, siamo tutti più incoerenti di quello che pensiamo.
Non è poi così male, l’incoerenza. Anche se le seconde occasioni non esistono e ogni lasciata è persa, succede abbastanza spesso che la vita ti proponga opportunità del tutto simili a quelle che hai già avuto, tanto che potresti fare confusione ed essere tentato, alla stessa azione, di opporre la stessa reazione. L’incoerenza la sacrosanta possibilità che la nostra intelligenza ci dona, in quelle circostanze, di reagire in modo diverso, a seconda del momento, quando; è per noi un’esigenza precisa, dato che, come dicevo, anche se i casi si rassomigliano molto, è assai raro che lo stesso caso si presenti due volte.
L’incoerenza è, per certi versi un’arma potente, di quelle che hanno permesso e permette alla nostra specie di non estinguersi, ancora…
Non è una nostra esclusiva… contrariamente a quanto si pensi, quando si pensa ad alta voce, è comune sia agli uomini che agli animali.
Sono incoerenti anche i cani, ad esempio.
Guarda caso, alcune persone paragonano l’amore dei cani e delle persone, arrivando a preferire la fedeltà canina a quella degli uomini… o delle donne.
È un andante che va di moda, da qualche anno, ma a me sembra da sempre una sciocchezza.
Ci sono persone, addirittura, che diffidano degli uomini che non abbiano o pure non mostrino per i cani quel viscerale trasporto, quella riconoscenza che, a quanto pare, meriterebbero, essendo cani, per il fatto di idolatrare il loro padrone… o il loro umano, per non turbare la tranquillità mentale degli squilibrati che non ammetterebbero la possibilità di una relazione di sudditanza tra uomo e cane, senza provare rimorso.
Alle spalle, certe persone, hanno forse traumi o rancori sfociati in opinioni, princìpi e ideologie, per cui il cane non tradisce, non mente e la sola cosa che vuole è la tua vicinanza.
Davvero vi pare la stessa cosa?
La cosa migliore che ci possa succedere in vita è poter scegliere… non sono certo che sia tutta mia, quest’idea, ma la condivido… scegliere di avere relazioni con animali da compagnia, per trarne profitto, in appagamento della propria esigenza di considerazione, affetto, venerazione, scusate se ve lo dico, non vi pare egoismo?
Scegliere di preferire l’amore di un cane all’amore di un partner è pure legittimo, ma il cane, chiedo, vi sembra un partner? Vi sembra paritetico il piano su cui poggia la relazione tra uomo e cane?
Pensare che un uomo riveli la bontà del suo animo nel modo di trattare i cani, poi… ma davvero c’è chi crede, in cuor suo, sia vero?
Vi dico una cosa che forse sapete già: qualunque orco è capace di tenerezza.
Trattare bene il proprio cane non ci può garantire nulla, dì per sé, figuriamoci la bontà d’animo.
Un cuore capace d’amore, lo dice chi è convinto che ogni cuore sia capace di amare, può dare le crocchette al cane, uscire di casa, uccidere venti persone, i loro cani, gatti e pappagalli e, rincasando, dargli qualche altra crocchetta.
In che modo sarebbe sintomatico, l’aver cura del proprio cucciolo, dell’essere nobile di cuore?
La tenerezza è forse tra i sentimenti più semplici da indurre… forse meno del prurito, ma più dell’appetito.
Qualunque essere, dal moscerino alla iena, dal cherubino alla bestia di satana, è capace di tenerezza.
D’altra parte, il cane ha nel padrone ben più di un amico… in questa parte di universo le persone adottano i cani nel vero senso della parola. Per quanto l’idea di avere per figli i propri animali da compagnia mi paia ancora un poco inefficiente ai fini della salvaguardia della specie e posto che la salvaguardia della specie sia una finalità che abbia senso considerare efficiente, sembra evidente che i cani vivano in pieno questa identificazione, che le regole del branco siano ampiamente sovrapponibili alle relazioni famigliari e che le dinamiche sociali dei rapporti tra cani e uomini siano simili.
I cani adorano il loro padrone, allo stesso modo in cui adorano la propria famiglia, perché amano il loro papà, la loro mamma, i propri fratelli e sorelle… Esistono cani che si ribellano al padrone, in casi rari, come esistono casi di figli o genitori che deludono le aspettative; esistono cani che si sacrificano per il padrone come genitori verso i figli, fratelli verso fratelli. Queste cose capitano da sempre. Scoprire che esistano animali che amano la propria famiglia, è un miracolo da attribuire alla santità canina solo per alcuni tra noi, cui, per mancata sensibilità, memoria o perché hanno talmente sofferto nella vita da non riuscire a vedere un atto di bontà tra le persone, da non riconoscerlo senza prima coglierne il lato utilitarista.
Le relazioni tra individui che esulino dagli obblighi familiari, gli equilibri tra amici e partner, tuttavia, salvo che non si voglia paragonare la fedeltà di un marito a quella del cane che ha ingravidato la cagna e quello di due amici a quello di due cani che condividono un osso, io li terrei distinti, dato che, mi pare, quel paragone potrebbe risultare immeritatamente svantaggioso per entrambe le categorie.
I mariti tradiscono le mogli. Questo è un fatto, tanto meno rilevante, tanto più risulti chiaro che anche le mogli tradiscono i mariti.
Dato che mariti e mogli tradiscono i consorti con migliori amici, cognati, parenti e colleghi, che sono le persone vicine, quelle che si incontrano facilmente, diventano evidenti due cose: la prima è che i traditori sono molto pigri, perché è davvero poco creativo invaghirsi e svagarsi con persone che abbiamo sotto gli occhi, a portata di mano, giorno dopo giorno. La seconda è che il tradimento della fiducia, come l’assassinio e il venir meno al proposito di non mangiare dolci, è frequente, è insito nella natura umana e ammorba gli ambienti virtuosi come il basso rendimento medio di una classe finisce col peggiorare anche la resa dei più studiosi. Virtù crea virtù, come il buon esempio.
Vorremmo che non lo fosse? Comportiamoci di conseguenza.
Certo, non è facile. È totalmente illusorio confidare che, solo perché facciamo parte della stessa società, tutti noi condividiamo lo stesso livello di civilizzazione, di urbanità, di rispetto del prossimo e senso civico.
È, del resto, pura illusione che urbanità, rispetto e senso civico, come sono comunemente intesi oggi, siano un sintomo inequivocabile di civilizzazione.
Ci si scontra, in società come le nostre, con molteplici livelli di evoluzione altrui, verso un ideale di civiltà tutt’altro che comune, per lo più indotta da modelli culturali che nascono in famiglie e gruppi molto disomogenei tra loro, per princìpi e abitudini domestiche.
Eleggere le nostre attitudini, votandosi ad esse, richiede uno sforzo che per larga parte è solo creativo. Si tratta di fissare un livello di civilizzazione che si confaccia al nostro modello culturale in modo arbitrario, fedele ai nostri sentimenti in merito e, soprattutto alla possibilità di riuscire, una volta che il livello è assegnato, noi in primis, a metterlo in pratica.
Possiamo non farlo mai, prendere, come dicono alcuni, la vita come viene… oppure farlo sempre, ogni giorno, correggendo il tiro quando ci paia non ben calibrato. quando ci sentiamo troppo ambiziosi, a volte, o troppo lascivi.
Scegliamo noi le regole e questo accade, salvo rare eccezioni, anche quando ciò non ci paia vero, anche se ci sembri di subire le regole imposte da altri.
In una società capita quindi che i comportamenti che ci imporremmo di tenere cozzino con quelli degli altri. Potremmo trovarci a disprezzare le mancanze altrui, salvo non vedere le nostre, e imputarle a minor civiltà, senza accorgerci, perché spesso miopi, che il nostro ambiente, frequentato da persone come noi o come noi le vorremmo, probabilmente esiste, ma altrove.
Potremmo naturalmente essere votati alla virtù, alla santità, al sacrificio di noi stessi e trovarci a spenderci per chi ci umilia, tradisce e offende, ma potrebbe darsi che noi siamo così pii solo di rado, annoverando, tra numerosi pregi, anche dei difetti. A volte vogliamo qualcosa in cambio, perché ci spetta, perché ce lo meritiamo, ma a volte lo vogliamo perché ci pare di averne diritto, anche se potrebbe non essere così, perché ci pare che potremmo averlo, pur senza meritarlo.
Forse anche noi non siamo perfetti, anche se pensiamo di essere migliori degli altri, più scusabili, se sbagliamo, più meritevoli, se facciamo bene. Se ciò è vero, forse non è gentile. la perfezione, pretenderla dagli altri.
Dobbiamo ricordare che certe persone non si sentono libere neppure quando possono scegliere da sé e che, per alcuni, essere liberi significa trasgredire alche le regole che essi sceglierebbero per sé stessi.
Per questo alcune norme sono di ordine pubblico, perché si crede siano comuni a tutti, perché si ritiene che la civilizzazione dei singoli che compongono un gruppo sia sufficiente e che essi siano più o meno educati a considerare raggiungibili certi obiettivi, di poter ottenere da tutti che non si trasgrediscano quei princìpi cardine.
Il resto, se parliamo di adulterio, bullismo, abusi, rappresaglie tra partner o peggio, deriva dal fatto che ci stiamo ancora lavorando, che forse non siamo, tutti, sufficientemente educati o, diciamolo pure, egualmente civilizzati… Ci arriveremo, forse, o forse involveremo e cambieremo rotta.
Alcuni tra noi si sentirebbero precursori, altri al passo, altri “all’antica”, in qualsiasi direzione ci muovessimo, anzi, se il cambio di rotta avvenisse abbastanza repentinamente, come avviene di frequente, avremmo persone in cui convivono i tre tipi indicati contemporaneamente.
Perché non cerchiamo di sceglierci bene tra noi, senza subire compromessi che non saremmo in grado di sostenere, ma solo quelli che possiamo accettare e magari farci piacere, alla lunga?
Non dimentichiamoci mai che, se siamo stoici, masochisti o martiri, in fondo, di fronte all’insufficiente dedizione degli altri, al sadismo e all’inquisizione spagnola, dovremmo essere in grado di riconoscere il nostro destino. Se invece siamo Cappuccetto Rosso, anche quando ci paia meglio della nonna e del cacciatore, anche quando sia il più fedele, nobile e puro di cuore, tra i compagni, ebbene, stiamo molto attenti al lupo.